Stefano Sylos Labini*
La pressione verso l’aumento delle spese militari e la guerra commerciale scatenata dall’Amministrazione Trump insieme a costi dell’energia molto elevati, stanno pregiudicando la crescita dell’economia italiana. Non abbiamo capacità di intervento, il debito comune europeo è avversato dai paesi nordici e aspettare che l’euro crolli è una follia. Nel frattempo abbiamo distrutto l’unico strumento che ci consentiva di finanziare l’economia senza chiedere soldi in prestito sui mercati: i crediti fiscali a libera circolazione che potevano essere sfruttati non solo per gli interventi di ristrutturazione edilizia ma anche per gli investimenti industriali e per l’acquisto di impianti e beni ad elevata efficienza energetica.
Sono stati sollevati diversi pretesti per stroncare la circolazione dei crediti fiscali.
- I crediti fiscali trasferibili creavano una moneta parallela illegale.
- La circolazione dei crediti fiscali stava portando l’Italia in bancarotta.
- I crediti fiscali trasferibili facevano aumentare il deficit pubblico all’emissione.
- La circolazione dei crediti fiscali alimentava le truffe.
- I crediti fiscali trasferibili avevano fatto aumentare i prezzi nell’edilizia.
- Falso. I crediti fiscali sono titoli di Stato che consentono di scontare le tasse. Il mercato decide liberamente di accettarli e scambiarli contro merci, servizi o euro su base volontaria. Questo meccanismo non mette in discussione l’euro come moneta unica a corso legale.
- Falso. I crediti fiscali trasferibili hanno sostenuto settori strategici come l’edilizia e le filiere industriali correlate, specialmente durante la crisi economica legata alla pandemia. Il rapporto debito/PIL italiano è sceso dal 154,1% al 134,6% tra il 2020 e il 2023, a fronte di una riduzione molto più contenuta in Francia (dal 115% al 111%). La circolazione dei crediti fiscali stimola l’economia perché permette di sfruttare lo sconto in fattura e di ottenere rapidamente liquidità aggiuntiva. Se venisse ripristinata la libera circolazione dei crediti fiscali, gli effetti nefasti che vengono paventati sul futuro andamento dei conti pubblici svanirebbero. Poiché i crediti fiscali emessi nel settore edilizio sono spalmati su cinque o dieci anni, il loro impatto sulla crescita dell’economia va ben oltre il completamento dei lavori, andando ad esaurirsi nel momento in cui vengono portati in compensazione. Più i crediti fiscali circoleranno, maggiori saranno i benefici per l’attività economica e per le entrate dello Stato.
- Falso. I crediti fiscali dei bonus edilizi sono “non pagabili” in quanto lo Stato non li rimborsa in denaro. L’impatto sul bilancio pubblico si verifica solo quando vengono utilizzati per compensare tasse e non quando vengono emessi. Questo è chiaramente stabilito dal regolamento SEC2010 sulla contabilità europea.
- Falso. Le truffe si verificano durante l’assegnazione dei crediti fiscali, spesso a causa di documenti falsi che attestano lavori inesistenti. L’Agenzia delle Entrate conosce i beneficiari dei crediti, ma dovrebbe rafforzare i controlli preventivi per evitare tali frodi. La cessione del credito avviene solo dopo la sua maturazione, momento in cui eventuali truffe si sono già consumate. Le frodi registrate negli ultimi anni sono state causate principalmente dall’assenza di controlli adeguati sui bonus fiscali e dalla scarsa vigilanza del Fisco, soprattutto nei casi di grandi interventi di ristrutturazione.
- Parzialmente vero. L’incertezza sulle proroghe degli incentivi ha fatto esplodere la domanda causando l’aumento dei prezzi. Questo effetto si è sommato all’incremento dei costi energetici e alle difficoltà di approvvigionamento post-Covid. Inoltre l’incentivo del 110% ha tolto la spinta a negoziare sui costi dei lavori, per questo si poteva abbassare al di sotto del 100% e si poteva differenziare in funzione delle aree residenziali: nelle periferie, nelle aree distrutte dai terremoti e nelle zone alluvionate doveva essere più alto.
Per concludere, i crediti fiscali trasferibili permettono di finanziare l’economia senza emettere debito pubblico tradizionale, riducendo la dipendenza dai mercati finanziari. Questo è il vero motivo dell’opposizione: la Moneta Fiscale offre un’alternativa concreta per recuperare autonomia nella politica economica e ridurre il rapporto debito/Pil che da trent’anni sta condizionando la politica economica del nostro Paese.
* Gruppo Moneta Fiscale

Foto: Stefano Sylos Labini Gruppo Moneta Fiscale

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