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ANALISI AUMENTI MATERIALI DA COSTRUZIONE CAUSATI DAL SUPERBONUS

L’argomento in esame è lo studio effettuato da Banca d’Italia dal titolo “Il ruolo del Superbonus nella crescita dei costi delle costruzioni in Italia”, pubblicato il 20 dicembre 2024. Link:

https://www.bancaditalia.it/…/qef/2024-0903/index.html…

In detto studio ho rilevato delle inesattezze, pertanto mi permetto di esternare le mie misere osservazioni.

Rilevo che lo studio della Banca d’Italia è basato su un modello empirico. Infatti, cito dallo studio medesimo (tradotto con Google):

«Questi costi hanno iniziato a salire nel 2021, poiché il Superbonus è diventato sempre più comunemente utilizzato nelle ristrutturazioni edilizie. Stimando un modello empirico, scopriamo che circa la metà dell’aumento totale dei costi di costruzione italiani tra settembre 2021 e dicembre 2023 può essere attribuito al Superbonus.»

Per sua definizione stessa, un modello empirico è basato sull’esperienza pratica e immediata, quindi valutando i dati immediatamente disponibili. Tuttavia un dato non ha alcun valore se non è messo al confronto con un altro dato di grandezza paragonabile.

Ebbene, esaminiamo i dati disponibili nello studio:

– Lo studio suddetto esamina un periodo compreso tra settembre 2021 e dicembre 2023.

– In detto periodo il grafico pubblicato evidenzia che i prezzi sono aumentati di circa il 13%.

– Lo studio, attraverso il modello empirico usato, valuta che circa la metà dell’incremento dei prezzi è stato causato dal superbonus.

Perbacco! E i dati di confronto dove sono? Se non si confronta un dato con un altro di grandezza paragonabile, uno studio fatto in tale maniera non solo non vale niente, ma è persino offensivo verso chi legge. O meglio, detto studio non è uno studio, ma solo l’esposizione di opinioni. Opinioni del tutto legittime, intendiamoci, ma si tratta di una cosa tutta da dimostrare, e, molto probabilmente, leggendo quanto segue, si tratta anche di opinioni facilmente confutabili.

Cioè, mi spiego: sappiamo che il periodo esaminato è stato colpito duramente prima dal blocco dell’economia a causa della pandemia: impianti fermi o fortemente limitati nella produzione e lavoro; trasporti idem; prezzi dell’energia che si sono impennati; tensioni geopolitiche, ovvero guerra e sanzioni relative all’Ucraina; eccetera.

In altri termini, il periodo esaminato ha colpito duramente l’Italia e l’Europa. In Italia c’è stato il superbonus, ma in Europa? Cos’è successo in Europa? Nello studio tale confronto tra i dati italiani e quelli europei non c’è.

Ovvero, in Italia c’è stato il superbonus, e lo studio dice in sostanza che circa la metà del 13% di aumento di prezzi è colpa sua. In Europa c’è stato il superbonus? Non lo so, ma non credo.

A onor del vero, nello studio in esame vengono esposti i dati in forma di grafico nelle Figure 2 e 3, che riguardano il settore immobiliare dell’area euro, Germania, Francia e Italia, specificamente investimenti, costi di costruzione, indice carenze materiali e tempi di consegna, valore aggiunto e salari. Ma poi lo studio prosegue con il citato modello empirico, spiegandone la struttura e la logica, ma usando come base di valutazione il dato ISTAT dei costi di costruzione – Construction Cost Index (CCI), che, come si intuisce, è un dato che riguarda l’Italia. E i dati dell’Europa, della Germania e della Francia dove sono finiti? Non si sa. Il confronto coi dati dei paesi europei non viene fatto, ma il costrutto logico avviene solo sul CCI, il modello empirico si basa sul CCI.

Lo studio prosegue, indicando che viene fatto un controllo dei risultati valutando il dato PMI del settore delle costruzioni dell’area euro; di questo controllo ne viene fornita una spiegazione del relativo metodo usato. Cito (tradotto con Google):

«Verifichiamo quindi la robustezza dei nostri risultati rispetto a vari controlli. In particolare, sostituiamo il PMI del settore delle costruzioni dell’area dell’euro con una variabile che avrebbe tracciato l’attività “normale” del settore delle costruzioni italiano, ovvero un proxy per le dinamiche plausibili della produzione delle costruzioni che si sarebbero presumibilmente verificate dal 2020 in assenza del SB (colonna 6).11 Per quanto riguarda i tempi di consegna, utilizziamo il PMI correlato a livello dell’area dell’euro anziché l’indicatore per l’Italia come nella specifica del benchmark e il coefficiente di interesse rimane simile.»

Ho molti dubbi sul fatto che tale sistema sia efficace ed efficiente per la valutazione dell’impatto del superbonus sulla dinamica dei prezzi. Il motivo è semplice: se noi accediamo alla base dati Eurostat relativa ai prezzi del le costruzioni, “Construction producer prices or costs, new residential buildings – annual data”, link:

https://ec.europa.eu/…/view/sts_copi_a/default/table…

Troviamo i dati dei prezzi delle costruzioni. Ebbene, il dato medio europeo, area euro, 20 paesi, per quanto riguarda i prezzi delle costruzioni, si passa dal 2021 espresso come valore 100, al valore di 111,9 a fine 2022, e al valore di 119,6 a fine 2023.

A campione elenco alcuni paesi, valore di partenza del 2021 sempre 100: il valore a fine 2023 è:

– Germania 126,1

– Francia 114,1

– Spagna 115,0

– Italia 110,8

– Bulgaria 180 (qui non c’è l’euro)

– Svizzera 110,0 (è il dato più basso)

Si evince pertanto che il dato italiano è molto più basso della media, e il valore minimo in Europa è quello della Svizzera, che vale 110.

Quindi, fatemi capire una cosa: lo studio in argomento rileva che da settembre 2021 a dicembre 2023 inclusi i prezzi delle costruzioni e ristrutturazioni in Italia sono aumentati di circa il 13%, e, sempre lo studio in argomento asserisce che circa la metà di questo 13% è dovuto al superbonus. Ovvero, se non ci fosse stato il superbonus, in Italia i prezzi delle costruzioni sarebbero aumentati solo del 6 o 7%. Questo dice la Banca d’Italia in questo studio.

Ma il problema è che in Europa la media dei prezzi delle costruzioni dal 2021 al 2023 è stata di un aumento del 19,6%; il dato minimo è quello della Svizzera, con un aumento del 10%. L’Italia ha avuto il 10,8% di aumento dei prezzi. Nessuno, dico nessun paese in Europa ha avuto un aumento dei prezzi di solo il 6 o 7%, come invece risulterebbe in assenza del superbonus.

Ma in quali paesi europei è stato applicato il superbonus, o qualcosa di simile e/o equivalente?

Ovvero, nei paesi in cui non c’è stato il superbonus o simili, come si spiega l’aumento di prezzi che c’è stato, per cui praticamente nessun paese ha avuto un aumento di prezzi delle costruzioni inferiore a quello dell’Italia?

CONCLUSIONE

Lo studio in esame non considera i dati oggettivi e disponibili pubblicamente su Eurostat, ma si limita ad analizzare l’impatto che avrebbe avuto il superbonus sui prezzi delle costruzioni in Italia nel periodo dal 2021 al 2023, affermando che circa la metà dell’aumento dei prezzi è stato causato dal superbonus medesimo.

Ebbene, se incrociamo i dati Eurostat relativa all’Europa, all’area euro, ai singoli stati come Germania, Francia, Spagna ecc., con i dati italiani, scopriamo che l’indice dei prezzi in detti paesi ha avuto una crescita persino più alta di quanto avvenuto in Italia, luoghi in cui tuttavia non credo che gli effetti inflattivi del superbonus italiano siano fin lì giunti.

Certo, possiamo anche ritenere che il superbonus italiano abbia fatto schizzare in alto i prezzi in Bulgaria dell’80%, tuttavia nello stesso periodo sono diventato nonno: anche questo a causa del superbonus?

Autore: Giampaolo Zanaboni

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I CONTI SBAGLIATI DELLO STATO

Riassunto: la Corte dei conti ha recentemente pubblicato la relazione sul bilancio dello Stato per l’anno 2023. Ebbene, in questa relazione ci sono cose tremende, oserei dire addirittura oscene, che io, in quanto ragioniere abituato a “quadrare alla lira”, e cosciente del fatto che la contabilità ha lo scopo di rappresentare la situazione reale, in modo accurato e veritiero, non posso che evidenziare e segnalare in questo post.

I documenti della relazione della Corte dei conti sono stati pubblicati in data 27 giugno 2024, e li trovate qui:

https://www.corteconti.it/…/Docum…/DettaglioDocumenti…

Si tratta di molti documenti in formato pdf, e di centinaia di pagine. Per brevità, in questo post ho trattato quanto scritto in due di questi documenti, che nel corso della mia disamina chiamerò Doc1 e Doc2, come segue:

Doc1, “Sintesi della Relazione sul Rendiconto generale dello Stato, es. 2023”: https://www.corteconti.it/Download…

Doc2, “Volume III Tomo I – Attendibilità delle scritture contabili”: https://www.corteconti.it/Download…

Iniziamo con citare cosa scrive la Corte dei conti a proposito del bilancio dello Stato dell’anno 2023, che troviamo nel Doc1 a pagina 122:

«Alla luce delle analisi svolte, le annotazioni contabili relative alle somme ritenute di riscossione certa […] sollevano dubbi di compatibilità con i principi contabili di veridicità, attendibilità e correttezza stante l’esiguo dato percentuale del 5 per cento di riscosso effettivo dell’importo considerato come di “riscossione certa”.»

Nota: le cifre di cui si parla sono centinaia di miliardi di euro, le analizzeremo tra poco.

Cioè, capite come siamo messi? Nel bilancio dello Stato sono presenti somme ingenti classificate come di «riscossione certa», che però poi, alla luce dei fatti, se ne riscuotono effettivamente solo il 5 PER CENTO! E la Corte, nel segnalare questa incongruenza, si limita ad accennare solo un timido atto di millimetrico sollevamento di dubbi… Ma stiamo scherzando? Qui non c’è solo una tolleranza, diciamo normale, che potrebbe essere di un errore del dieci per cento o giù di lì; no, qui l’errore è del novantacinque per cento! Su 100 lire indicate dallo Stato come certe, lo sono realmente solo 5! Che poi, leggendo la relazione, scopriamo che questo 5% in realtà è ancora meno! Come si è arrivati a questa assurdità?

Bene, cercheremo in questo post non solo di segnalare alcuni orrori, ma anche di cercare di capire a come siamo arrivati a questa spudorata carenza di veridicità, attendibilità e correttezza.

IL CRITERIO DI COMPETENZA ECONOMICA

Partiamo da una considerazione interessante: il bilancio dello Stato espone le cifre secondo il criterio di competenza economica, che i professori, per far capire a tutti che le cose le sanno, lo chiamano criterio di contabilità “Accrual”: spiegarlo in italiano probabilmente poi la gente avrebbe capito la gabola, e quindi è meglio questo parolone. Ebbene, a pagina 6 del documento Doc1 troviamo che nel 2023 c’è stato un:

«forte incremento delle entrate (+60,3 miliardi, +6,4 per cento), prevalentemente per effetto del gettito tributario (+44,9 miliardi, +7,8 per cento) e contributivo (+7,8 miliardi, +3 per cento), legati all’andamento positivo dell’economia e dell’occupazione.»

Ma cos’è questo «forte incremento delle entrate»? Sono soldi incassati? No, sono scritture contabili registrate nei conti dello Stato per qualche motivo, che poi bisogna vedere se sono importi effettivamente dovuti, oppure no.

Infatti, andiamo a vedere un altro dato, a pagina 25 del Doc2. Cito:

«RUOLI AGENZIA ENTRATE 1/1/2000-31/12/2023 (in euro) – Carico Ruoli affidato (01/01/2000 – 31/12/2023) – Ruoli Agenzia entrate

1.294.188.606.029

Sgravi per indebito 249.020.967.492»

Quindi, dall’anno 2000 al 2023 compresi, lo Stato ha contabilizzato nei suoi conti entrate per 1294 miliardi di euro e rotti, ma ne ha dovuti togliere 249 miliardi e rotti, che non erano dovuti. Ma come non erano dovuti? Cosa significa? Significa esattamente questo, che la Corte scrive sempre a pagina 25 del Doc2:

«il 19 per cento (corrispondente a sgravi per indebito) è stato annullato a seguito di provvedimenti di autotutela o di decisioni dell’autorità giudiziaria.»

Ma ci rendiamo conto di che cosa significa questo? Significa che lo Stato contabilizza nel suo bilancio che deve incassare tot, ma poi i cittadini interessati sono costretti ad opporsi, facendo valere le loro ragioni anche attraverso avvocati, giudici e tribunali, per dimostrare che quei denari non erano dovuti, e che quindi le scritture contabili dello Stato erano sbagliate. Il 19 PER CENTO delle cifre erano sbagliate!

Ora, secondo voi, se lo Stato sbaglia a fare i conti, tutti quanti i cittadini usano le procedure legali per dimostrare le loro ragioni? Io non credo. Non tutti hanno tempo, voglia, fegato, e soprattutto quattrini da spendere in avvocati e processi, per cercare di dimostrare che lo Stato sta pretendendo soldi indebitamente.

Infatti, sempre a pagina 25 del Doc2, troviamo la Tavola 3.10, nell’immagine che allego a questo post, dove rileviamo che dal 2000 lo Stato ha ritenuto di dover incassare i 1294 miliardi di euro e rotti, ma poi, in seguito ad accertamenti, importi sospesi, quote annullate, soggetti falliti, tentativi di incasso non andati a buon fine e via discorrendo, lo Stato conclude finalmente che i denari effettivamente da incassare sarebbero 59 miliardi e rotti, che sono meno del 5% citato all’inizio di questo post. Meno del cinque per cento!

Cioè, da 1294 miliardi, non solo dobbiamo togliere il 19% che riguarda somme effettivamente contestate attraverso gli appositi strumenti legali a disposizione, e che i cittadini sono stati in grado di usare, nonostante richiedano spesso anni per il loro completamento, ma le somme iscritte indebitamente a bilancio dello Stato sono molte, molte di più.

Ma siamo fortunati, perché la Corte dei conti nella sua relazione esprime a viva voce i suoi vibrati «dubbi di compatibilità con i principi contabili di veridicità, attendibilità e correttezza».

Quest’ultimo è un mio amaro, amarissimo commento sarcastico, che vuole sottolineare che nei conti dello Stato sono presenti voragini che non si potranno ripianare semplicemente insistendo con un sistema economico, finanziario, monetario, fiscale e di giustizia che trasuda falsità, inattendibilità e scorrettezze.

Una domanda mi sovviene: questo sistema contabile basato sul criterio della competenza economica, che non sarebbe sbagliato in sé, tuttavia, usato come viene effettivamente fatto dallo Stato, per i risultati ottenuti non assomiglia molto, per caso, a quel sistema molto carente di moralità che certuni usano per produrre fatture false ed evasione fiscale? Chiedo, eh?

Naturalmente non è che non esista l’elusione e l’evasione fiscale, ci mancherebbe; tuttavia, il fatto che lo Stato sia così carente di precisione nei suoi conti, tanto che la stessa Corte dei conti debba esprimere dubbi, mi lascia estremamente perplesso.

La faccenda poi rasenta la farsa, quando lo Stato tira in ballo il problema degli evasori fiscali, mentre nelle sue evidenze contabili risultano 1294 miliardi di entrate mai avvenute, di cui ben il 19% erano proprio indebitamente contabilizzate, stante le decisioni stabilite dalle autorità giudiziarie; per poi le cifre effettivamente esigibili ridursi a meno del 5%. A tal proposito, asserire che le entrate mancanti nei conti dello Stato siano da attribuite a fenomeni di elusione ed evasione fiscale appare più una giustificazione, per mascherare problemi e «dubbi di compatibilità con i principi contabili di veridicità, attendibilità e correttezza», come la stessa Corte dei conti ci ricorda, che un problema riconducibile alla sola evasione ed elusione fiscale.

CONSIDERAZIONI SUGLI ULTIMI CINQUE ANNI, DAL 2019 AL 2023

C’è un’altra considerazione interessante da fare, ed emerge nella sezione del Doc2, di cui riporto l’immagine della Tavola 3.8 che si trova a pagina 23:

Si notano le cifre degli ultimi cinque anni, dal 2019 al 2023 inclusi, relative alle «somme di riscossione certa, quantunque ritardata». Scusate, ma, trovare una dicitura siffatta in un documento ufficiale dello Stato, da un lato mi fa sorridere, ma dall’altro io, in quanto cittadino, e contribuente, mi sento parecchio preso per i fondelli.

Perché dico questo? Per il semplice motivo che leggo quanto scrive la Corte dei conti nel Doc2, a pagina 31, a proposito di queste somme, dopo varie pagine di analisi e dettagli. Cito:

«Come si è già avuto modo di osservare anche nella relazione sul 2022, l’appostamento di queste entrate nel consuntivo appare difficilmente compatibile con i vigenti principi contabili e, segnatamente, con i principi di veridicità, attendibilità e correttezza. Si è infatti rilevato costantemente, in contabilità residui, che l’ammontare delle somme riscosse per ogni esercizio finanziario è stato decisamente inferiore alle somme annualmente considerate di “riscossione certa quantunque ritardata”.»

Cito ancora, dalla pagina 32 del Doc2:

«Ad ogni modo, la circostanza per cui l’importo totale del riscosso residui “effettivo”, in ciascun esercizio dell’ultimo quadriennio, si attesta su valori che non raggiungono il 5 per cento del complessivo coacervo di residui da riscuotere considerati annualmente come di “riscossione certa”, non può non sollevare dubbi sull’effettiva attendibilità delle valutazioni compiute […]».

È chiaro? Lo Stato dice e scrive nel suo bilancio – che è il documento ufficiale dell’Italia in cui si deve obbligatoriamente rappresentare la verità, contabilmente parlando -, che dal 2019 al 2023 ci sono 196 miliardi di euro e rotti di entrate di riscossione certa, ma poi, disgraziatamente, i dati veri e reali non arrivano neppure al 5%! Ma cos’è questa, una barzelletta? Un imbroglio? O una spudorata carenza conclamata di moralità, visto che la faccenda si ripete ormai da più di vent’anni?

DEFICIT E INTERESSI

Ogni anno lo Stato è praticamente obbligato a ripianare i conti facendo ulteriori debiti. Per il 2023 il deficit ammonta a 154,1 miliardi di euro, scrive la Corte a pagina 5 del Doc1. Erano più di 140 miliardi nel 2022. Ebbene, il deficit assomiglia vagamente a quei 196 miliardi e rotti indicati nella Tavola 3.8 accennata poco fa. Sarà un caso? Oppure è la conclamata evidenza che le operazioni contabili che sollevano «dubbi di compatibilità con i principi contabili di veridicità, attendibilità e correttezza», come scrive la Corte, hanno come contraltare la necessità di coprire le magagne con nuovi debiti? Questi ulteriori debiti producono a loro volta ulteriori interessi, è chiaro. Interessi che ormai sono diretti a superare i cento miliardi all’anno.

RIFLESSIONI CONCLUSIVE

La Corte dei conti ha recentemente pubblicato la sua relazione sul bilancio dello Stato relativamente all’anno 2023. Ebbene, in questi documenti ho trovato informazioni contabili che mi fanno inorridire.

Partiamo da un sacrosanto principio contabile: la contabilità ha lo scopo di rappresentare la situazione reale, in modo accurato e veritiero. In una qualsiasi contabilità, che sia di un’azienda o di uno Stato, non sono ammessi sotterfugi per abbellire i conti, facendoli sembrare migliori rispetto alla realtà. Non solo violare questo sacrosanto principio contabile è illegale, ma è considerato anche e soprattutto non etico, amorale e incompatibile con le funzioni di responsabilità richieste nella gestione economica e finanziaria di qualunque attività, soprattutto quella di uno Stato.

Anche se certi comportamenti e certe prassi non sarebbero sanzionabili da un punto di vista legale, eventuali aberrazioni da questi principi sfociano nel campo dei comportamenti che rendono chi li commette dei soggetti inaffidabili e non adatti per il ruolo economico e sociale che ricoprono.

La Corte dei conti nella sua relazione scrive che le somme sono registrate nei conti dello Stato con un criterio «difficilmente compatibile con i vigenti principi contabili e, segnatamente, con i principi di veridicità, attendibilità e correttezza». Ebbene, cos’è questo se non una velata accusa di violazione dei sacrosanti principi contabili, che invece vanno obbligatoriamente rispettati? Ma di queste violazioni chi risponde? Chi è il responsabile? A quanto pare, nessuno, visto che la solfa va avanti da più di vent’anni.

Ebbene, visto le cifre in gioco, che ammontano a più di 1294 miliardi di euro dal 2000 al 2023, e a oltre 196 dal 2019 al 2023, io considero che qui siamo bel oltre semplici dubbi di veridicità, attendibilità e correttezza. Qui siamo di fronte all’evidenza che abbiamo un sistema economico, monetario, fiscale e di giustizia che non regge più, anche se abbellito con eleganti ma spudorate scorrettezze contabili.

Dove andremo a finire, di questo passo?

Probabilmente servirà fare una “bella” guerra, in modo da azzerare tutto e ripartire, senza dare troppo nell’occhio sul fatto che stiamo camminando sui carboni ardenti di necessità economiche e contabili che farebbero vergognare perfino Satana.

Già, una guerra. Ma chi mai potrebbe sostenere un’idea tanto pazza, e poi avere ancora il coraggio di guardarsi allo specchio, piuttosto che rendersi conto che stiamo cavalcando teorie economiche che fanno acqua da tutte le parti?

Scritto da Giampaolo Zanaboni

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ASCESA E CADUTA DI UN PENNIVENDOLO CHE NON SAPEVA VOLARE

Qualche mese fa, fu annunciata l’uscita di un libro sul Superbonus:

E’ stato scritto e pubblicizzato da un certo LUCIANO CAPONE del giornale IL FOGLIO e da un personaggio avvolto avvolto ancora nel mistero che si fà chiamare CARLO STAGNARO.

Il libro, in sintesi, porta una narrazione molto negativa della maxi-agevolazione del Superbonus e si basa fondamentalmente sulla ridicola relazione di Bankitalia. Non entro nel merito di questa schifezza partorita dai banchieri (privati) che sono diventati improvvisamente esperti di green e di edilizia, chi desiderasse approfondire la relazione di Bankitalia può farlo visionando un’altro articolo che abbiamo scritto qui 👇

Ovviamente i giornaloni del main stream sono stati felicissimi di dare abbondante diffusione al libro:

Ovviamente, quando il Sistema Italia, incarica qualcuno di scrivere un libro farsa su un argomento scottante con finalità di lobotomizzare persone comuni su vasta scala, si finisce sempre nella trasmissione del buon Bruno Vespa (del resto a cos’altro potrebbe mai servire Vespa?)

Infine, si mette anche una figura/e di spicco a consigliare il libro ed il gioco è fatto:

Una di queste è stato il saccente, arrogante e ignorante colossale BOCCONIANO TITO BOERI che già durante una puntata di REPORT in cui eravamo direttamente coinvolti nel servizio aveva delirato straparlando a vanvera sull’argomento:

  1. BOERI CONSIGLIA IL LIBRO

2. BOERI CHE STRAPARLA A VANVERA DURANTE UN SERVIZIO DI REPORT IN CUI E’ STATO INTERVISTATO

Nonostante le spinte del main stream, purtroppo, sembra che il libro di Capone e Stagnaro non abbia sortito gli effetti sperati e che le persone comuni non abbiano creduto al tentativo di far passare il Superbonus come il male assoluto che ha sfasciato i conti pubblici dello Stato.

Hanno pensato perciò, di organizzare un evento a Roma che si sarebbe dovuto tenere il 04 Marzo 2025 presso la Galleria Alberto Sordi nei pressi di P.zza Colonna, coinvolgendo addirittura il Ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti e l’ex Commissario Europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni:

Purtroppo per il buon Capone, noi siamo persone che crediamo fortemente che a casa nostra (in Italia), vada data una giusta informazione pubblica e che non sia possibile diffondere strafalcionerie da incuccare nelle menti dei poveri cittadini, già pesantemente influenzati da una pessima informazione generale del main steam.

Perciò avremmo presenziato in massa all’evento e il giorno 03 Marzo 2025 (un giorno prima dell’eventi) ad Post sulla Pagina Facebook di Capone abbiamo detto la nostra, pronti per un acceso e democratico confronto sia social che in presenza il giorno dell’evento alla Galleria Alberto Sordi. Purtroppo la situazione è degenerata, grazie soprattutto ad un’eccessiva arroganza e maleducazione del giovane (ed inesperto giornalista):

Capone ha scritto cose che non comprende. Non si può ‘registrare contabilmente un credito per competenza’ e il debito per cassa. E’ una violazione clamorosa del Regolamento Europeo UE 549/2013, ma evidentemente non è argomento che ha studiato.

Successivamente ha voluto dare lezioni di liberismo a un economista keynesiano: ‘se espandi la domanda all’infinito e l’offerta è limitata, i prezzi aumentano’. Innanzitutto in qualsiasi politica economica espansiva mondiale, se spingi la domanda più dell’offerta i prezzi aumentano, ma di certo non è il male assoluto e puoi controllare l’effetto inflattivo tranquillamente. Nel Superbonus nemmeno ce ne sarebbe stato bisogno, perchè vi erano i prezzari di riferimento da rispettare e i massimali di spesa per intervento. Solamente l’averlo introdotto per un periodo breve ha causato pagamenti extra-massimali accettati dai privati committenti, che in un Superbonus strutturale o almeno quinquennale non ci sarebbero stati. I bonifici extra-massimali, inoltre, allo Stato hanno solo giovato, perchè non erano soggetti a nessun credito d’imposta, migliorandone il gettito fiscale e di conseguenza il moltiplicatore economico.

Questo suo modo di interloquire con i propri datori di lavoro (si, siamo i suoi datori di lavoro essendo contribuenti dello Stato e i giornali prendono sovvenzioni statali) ha fatto incazzare molte persone che lo hanno riempito di commenti negativi.

Onestamente non ricordo un 98% di commenti negativi verso un Post di un giornalista che contiene decine di migliaia di ‘follower’. Probabilmente, pure i suoi più fedeli sostenitori hanno cominciato ad avere dubbi, riserve, verso il libro e la narrazione distorta dell’argomento.

Sta di fatto che Capone non se l’è più sentita di presentare il proprio libro all’evento programmato, disdicendo l’evento stesso.

Potrebbero anche aver dato forfait Giorgetti e Gentiloni, non lo sapremo mai, ma l’importante è aver impedito l’ennesima fantasiosa narrazione di discutibili personaggi, volti a lobotomizzare i cittadini più creduloni che purtroppo seguono la politica ed il Main Stream.

Noi la consideriamo una grande vittoria, sperando che sia la prima di tante altre vittorie!

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POLITICI DA TALK SHOW E REALTA’

Come oramai accade da anni, le dichiarazioni dei politici sono da talk show, ne prendiamo atto, ciò che a noi interessa è la realtà o quanto e come essa possa essere manipolata ad arte.

ISTAT con il suo “report” PIL e indebitamento anni 2022-2024 indica:

  • Il Deficit su Pil, è stato pari a -3,4%, a fronte del -7,2 % nel 2023.
  • Il Debito su PIL è in crescita nel 2024 sul 2023, passa da 134,6% a 135,3%.
  • Il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 2.192.182 milioni di euro correnti, crescita dello 0,7% rispetto al 2023 in volume.

https://www.istat.it/comunicato-stampa/pil-e-indebitamento-delle-ap-2022-2024/?fbclid=IwY2xjawIy3TFleHRuA2FlbQIxMAABHWYPcgVEVDBev_FLxY6b8Hk6YEm0EeTKeA1NTCl9aYHNInMYiJ_sl9JTNw_aem_h0aiJqewg_N5c5YQHKxYvw

In precedenza ISTAT aveva indicato sotto il profilo “probabilistico” la crescita PIL 2024 dello 0,5%, e da ciò considerato il debito che aveva sfondato la soglia di 3.000 miliardi avevamo pubblicato l’articolo post in cui si dava una nostra stima in proiezione dei dati macroeconomici del 2024.

https://www.facebook.com/albadiunarinascitasociale/posts/pfbid02E3oQGt7rTCeAviNiLGxLvgVu6WwqcibdXtQjdx5Ch2WPP7qnyEzQL7B4EQ5icDohl?cft[0]=AZUSUqVqByCEvSIzMNp5YT76o4jG4Oh3s7XNp9SXSiW9WTUOsbToEi9fZsbtNAGD5algfIJL0uT7F7r0v8RUjnJ2ysVzOfn16sCXCLRTN0E88PuDTat2mWHcCBniL_yfxH1NAZ8wD0iojbL2e6Mnk56lX65LhU_mUvWPD2s9Pvm9Ejcg_sdsny0pvsUA2axE0tU&tn=-UK-R

La nostra previsione macro è confermata, il Deficit su PIL si è pressochè dimezzato da un anno con l’altro, mentre il Debito su PIL è cresciuto. Un effetto tanto straordinario quanto falso, il cui risultato deriva dalla errata classificazione e contabilizzazione dei crediti di imposta trasferibili di cui al “Superbonus”, da Istat classificati pagabili e rendicontati nelle specifiche annualità di generazione e non in quelle successive di compensazione, tipiche per i crediti non pagabili. Una vera e propria elusione dell’apicale regolamento europeo ESA/SEC2010 e del Manuale MGDD22 di Eurostat.

Ma c’è un altro elemento che merita di essere considerato; il MEF ha effettuato una sorta di ri-acquisto di uno stock di debito 2024 per circa 38 miliardi, proprio per contenere il Debito su PIL, ma nonostante la “recumpra” tale l’indice macroeconomico è cresciuto mentre l’andamento del deficit su PIL è in controtendenza. Sotto il profilo macroeconomico siamo di fronte a due indici che si “muovono” contronatura, proprio perché essi sono parto di una eclatante alchimia dei conti pubblici.

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2025/02/14/il-debito-scende-sotto-i-3.000-miliardi-con-la-liquidita-del-mef_3371f62b-bfec-429a-b135-8139172d55e2.html?fbclid=IwY2xjawIy3exleHRuA2FlbQIxMAABHUeGbGb6sGmcMqhcsEN-CIXbomdzhIIcHtMuriz4Vqxsg5jEaA2WI1K-aA_aem_tDKbdYM3WjO9EomI3LUFdg

L’aver ridotto in un anno di oltre la metà il rapporto deficit su PIL (7,2% nel 2023 e 3,4% nel 2024) dovrebbe indurre al “sospetto” sia Eurostat che gli economisti italiani ed europei, ma pare che essi se ne vogliano stare ben lontani dal dichiarare il proprio stupore o sospetto per ciò che sta accadendo di tanto eclatante.

Per contenere la cresicta del rapporto Debito su PIL, come sopra detto, il MEF ha ri-acquistato circa 38 miliardi di debito pubblico 2024, nel senso che ha “giocato” con la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro, e chiaramente tale riduzione di cash disponibile si è riflettuto negativamente sulla manovra economica 2025 (finanziaria) riducendone gli spazi di investimento, manovra già azzoppata dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, fasulla anch’essa per il motivo che il deficit su PIL 2023 si attesta in verità al 3,7% circa anziché al 7,2% dichiarato, proprio per via della errata e falsa classificazione e rendicontazione di 90 miliardi circa di crediti di imposta “superbonus” generati nel 2023 e in tale annualità inseriti a deficit.

Un ulteriore dato merita di essere evidenziato. Il settore costruzioni si connota storicamente per essere il motore di sviluppo economico del Paese – il detto calzane “l’edilizia traina l’economia” – in effetti il moltiplicatore fiscale è stimato da Istat e Ance nel 2010 in 3,374. Il Governo ha cancellato il superbonus nella sua più importante essenza, cioè la moneta fiscale, tant’è che il settore costruzioni in un solo anno è precipitato dal +6,9% al +1,2%, un crollo del 5,7% su base annua, e si connota un dato con segno più per la cosiddetta coda opere superbonus e marginalmente per l’effetto PNRR mortificato dalla inerzia di un esecutivo (Governo) che si dimostra essere indifferente a favorire la crescita socio economica del Paese e forse impreparato a gestire l’economia italiana.

Alla prossima

Vladimir Keynes